Solitamente l’acquisto di una pertinenza avviene contestualmente a quello di una abitazione ma non è infrequente che detta operazione possa verificarsi in un secondo momento. Infatti, nel caso in cui si acquisti un box o garage autonomamente rispetto ad una abitazione principale sorgono alcune questioni, tipo se sia possibile farle diventare pertinenze della casa e quale sia la relativa disciplina fiscale.
Secondo il nostro codice civile le pertinenze sono beni destinati durevolmente al servizio o all’ornamento di un’altra cosa al fine di renderne possibile una migliore utilizzazione anche per aumentarne il decoro e non deve trovarsi necessariamente collegato o in vicinanza a quello principale; infatti, il legame che intercorre tra i due beni non è di vicinanza ma di tipo economico, cosiddetto “vincolo pertinenziale”. La procedura perché si formi tale vincolo è molto semplice, è sufficiente che il proprietario del bene principale e di quello accessorio decida di metterle in connessione, attraverso l’accatastamento. Le pertinenze, dunque, vanno iscritte assieme al bene principale nei registri immobiliari all’interno della apposita categoria catastale di riferimento.
Anche per le pertinenze è necessario pagare le tasse, in particolare l’IMU, che dal 2013 si paga solo su seconde case, negozi, terreni, capannoni ed immobili destinati ad uso commerciale. La disciplina fiscale delle pertinenze segue quella dei beni principali; pertanto, l’IMU su pertinenze della prima casa non va pagata (a meno che non si tratti di immobile di lusso). Tuttavia, se ad un bene principale sono associate più pertinenze (ad esempio due garage), su uno si dovrà pagare l’IMU e sull’altro no.
Per il calcolo dell’IMU di un bene pertinenziale valgono le stesse regole previste per gli immobili principali: va in prima battuta rivalutata del 5% la rendita catastale e poi moltiplicato il risultato per il relativo coefficiente. A questo importo vanno sottratte eventuali detrazioni se previste dal proprio Comune di residenza.